Come molti sanno, la Fondazione Sassari Sera è riuscita a digitalizzare tutti i numeri del giornale che Pino Careddu fondò nel 1960 e diresse fino al 2008. Gli scopi statutari sono raggiunti, insomma, e così il 9 marzo 2018 il consiglio d’amministrazione in applicazione dello statuto ha estinto la Fondazione.
Ma l’atto di scioglimento non è l’unica delibera approvata dal cda, presieduto dal nostro collega Gibi Puggioni e costituito da Marco Tarantola, Lucio Usai e Agostinangelo Marras. Oltre alla donazione della collezione di Sassari Sera al Comune di Sassari, in modo che chiunque possa consultare nella biblioteca comunale quel mix inimitabile di intelligenza spregiudicata, capacità di analisi, perfidia e cultura che fu il giornale di Pino, il cda ha anche deliberato “la devoluzione del patrimonio residuo (al netto dei costi di liquidazione) ad un apposito fondo di sostegno per i giornalisti sardi disoccupati, appositamente costituito e gestito dall’Associazione della Stampa Sarda”.
Per questo martedì 2 ottobre sono andato a Sassari, nello studio del liquidatore della Fondazione dottor Roberto Erre, e ho firmato per conto dell’Assostampa l’accettazione di questo lascito. E per questo ora il fondo che abbiamo creato per aiutare i colleghi colpiti dalla crisi dell’editoria (o più semplicemente dalle vicende della vita) è più ricco di 7.500 euro. Complessivamente ammonta a 19mila euro, perché all’eredità della disciolta Fondazione si sommano i singoli atti di generosità di tanti colleghi che ogni anno, al momento di rinnovare l’iscrizione all’Ordine, alimentano questo nostro patrimonio sociale.
C’è solo una cosa che vorrei aggiungere al ringraziamento più sincero per il gesto nobile di Gibi e dei consiglieri di amministrazione: trovo bello e significativo che un aiuto così generoso alla causa della solidarietà fra giornalisti arrivi nel nome di Pino Careddu, un uomo intelligente e di talento che conobbe spesso l’isolamento e l’emarginazione all’interno della categoria.
Da oggi abbiamo un motivo in più per ricordarlo con affetto.
Celestino Tabasso