ADDIO A TZIU LAI

E ora che Antonello Lai, “Tziu Lai”, se ne è andato, ci vorrebbe qualcuno come lui in giro per Cagliari, a Sant’ Elia, o alla Marina, ma anche nel resto della Sardegna, a raccogliere un ricordo, una testimonianza, del giornalista che prima ancora che esistesse il termine, aveva inventato lo street journalism. “L ‘unico in grado di fare parlare anche una mummia”, così lo aveva definito un direttore. Antonello aveva 68 anni e tutti vissuti intensamente; era da tempo in ospedale, e si era capito che la situazione non fosse buona. Discuteva e faceva discutere: si occupava di tanti argomenti e situazioni, dando voce anche e soprattutto a persone lasciate ai margini dalla stampa meno coraggiosa. E non andava solo dagli “amici”, e ne aveva tanti, che gli segnalavano un problema, un’ ingiustizia, un sopruso ancora più odioso perché compiuto nei confronti di chi non aveva nessuno, se non lui, a prenderne le difese. Andava anche da chi mal digeriva i giornalisti, specialmente quelli armati di telecamera e irriducibili nel fare domande. Uno stile originale, a volte divisivo: ma Antonello ha pagato in prima persona il suo modo di interpretare questa professione, per strada. Era molto, molto popolare: ne era consapevole, gli piaceva. Fedele a se stesso, non si tirava indietro. L’ Associazione della Stampa Sarda lo ricorda così, con il microfono in mano, per nulla offeso -anzi onorato- da chi lo cercava con quel “Tziu Lai”, anzi, Tziullai come scrivevano il suo nome, che lo caratterizzava. Alla famiglia un caro abbraccio, a Tziullai, consapevoli che lui, microfono in mano, avrebbe detto: “Tutto qui? E quindi?”, l’ ultimo, affettuoso saluto.