L’editore di Videolina, proprietario anche dell’Unione Sarda, con l’acquisizione della tv Sardegna 1 rafforza la propria posizione nell’editoria di informazione isolana, già estremamente significativa. La liceità di questa operazione, compatibile con i limiti di legge per le concentrazioni nell’editoria locale, non ne cancella gli oggettivi, potenti effetti politici, con la riduzione dei margini di pluralismo e di concorrenza fra testate, in un territorio che non può augurarsi l’oligopolio informativo, anche per aver conosciuto in passato la realtà del monopolio editoriale e i suoi effetti.
Ma a meritare una riflessione è anche il fatto che tale acquisizione sia avvenuta attraverso un’asta giudiziaria che in prima battuta non aveva visto alcun partecipante e in seconda uno soltanto. I giornalisti e i tecnici che ancora lavorano per Sardegna 1, e quelli che anni fa una insopportabile campagna di licenziamenti trasformò in disoccupati e creditori, oggi hanno in misura diversa tra loro motivo di sollievo, ma fino all’ultimo sono stati a un passo dal ritrovarsi nelle condizioni dei loro colleghi della tv gallurese 5 Stelle, spenta dai debiti senza che l’imprenditoria locale avesse l’intuizione, l’orgoglio o il senso di responsabilità di scommettere su un rilancio.
Il sindacato dei giornalisti non può sostituirsi al legislatore né all’imprenditoria: continuerà insieme ai propri iscritti a vigilare sulla completezza dell’informazione, sollecitando la Giunta regionale al confronto su una riforma della legge sull’editoria che valorizzi i passi avanti fatti nel campo dell’online e faciliti nell’interesse dei cittadini la composizione di un panorama informativo più ampio e ricco.