L’ASSOSTAMPA TAGLIA LE QUOTE PER GLI AUTONOMI

Due terzi dei giornalisti italiani sono lavoratori autonomi. Lavoravano da casa anche prima del virus e nella gran parte dei casi si guadagnavano da vivere sommando uffici stampa a collaborazioni più o meno occasionali. A volte dirigendo e scrivendo giornali online che a volte sono diventate l’unica voce dei loro territori.
Oggi è a serio rischio la resistenza del giornalismo autonomo, e quindi di larga parte della nostra informazione. Anche in Sardegna.
Con la pandemia le occasioni di curare uffici stampa sono crollate, molte collaborazioni sono scomparse o smagrite e la raccolta pubblicitaria è in gran parte svanita, soprattutto per le piccole testate online.
Se questo è davvero il momento della solidarietà, spetta innanzitutto al sindacato dei giornalisti dare un segnale che vada oltre il lavoro quotidiano sulle singole vertenze e sui problemi del singolo collega. Un sindacato che non si concentra su chi affronta le difficoltà più aspre è destinato a perdere non solo qualche iscritto, ma il senso della propria esistenza.
Da oggi tagliamo le quote di iscrizione al sindacato per i giornalisti autonomi. Avremmo voluto azzerarle, ma non si può: circa la metà della quota versata da un iscritto va alla Federazione nazionale e noi possiamo decidere sulla parte che rimane all’Assostampa, cioè al livello regionale. A quella abbiamo deciso di rinunciare quasi integralmente, tenendo solo qualche spicciolo per non mandare i nostri conti a picco in modo irreversibile.
Finora le nostre quote erano parametrate su quelle Odg: un professionista pagava 110 euro e un pubblicista 80. Da oggi il professionista autonomo che si iscrive all’associazione paga 60 euro, il pubblicista 55.
Ovviamente ci sono giornalisti autonomi che hanno già pagato la quota per il 2020. Non è giusto che si trovino ad aver sborsato più di chi si iscriverà oggi. Quindi gli autonomi che hanno già pagato risulteranno iscritti e in regola con le quote anche per il 2021 (la questione non si pone per i giornalisti pensionati e per quelli contrattualizzati, che non versano direttamente le quote ma hanno una trattenuta calcolata in modo proporzionale al reddito).
Infine: se un collega si trovasse in difficoltà a versare la quota, per quanto ridotta, ce lo segnali e troveremo una soluzione. Rispettiamo chi sceglie di non aderire al sindacato, ma non tolleriamo che qualcuno si debba autoescludere dalla nostra comunità perché la quota è fuori dalla sua portata. Faremo tutto il possibile e magari anche due passi nell’impossibile perché nessuno resti fuori per necessità e debba scegliere se rimanere nel sindacato o pagare una bolletta.
Chiudiamo con un paio di impegni.
Primo: l’Assostampa garantisce già consulenza legale gratuita a chi valuta di affrontare una causa di lavoro, in modo che possa farsi preventivamente e senza spese un’idea concreta delle proprie possibilità di successo. Dalla prossima settimana il sindacato garantirà consulenza legale gratuita anche per le vicende penali legate all’esercizio della professione. In sostanza, chi non ha un’azienda editoriale alle spalle potrà capire senza spendere un euro le proprie possibilità di successo in un procedimento per diffamazione, per esempio, e qual è la strada migliore per chiuderlo. In caso di rinvio a giudizio, chi ha un reddito molto basso avrà gratis anche la tutela in sede processuale, e tutti gli altri la avranno a costi ridottissimi, nettamente inferiori agli standard forensi. È un servizio che ha solo due presupposti: l’iscrizione al sindacato e il non aver compiuto il fatto in malafede o per scopo diverso dal rendere informazione. È un’opportunità che abbiamo grazie alla disponibilità e alla passione civile dell’avvocato Giovanni Antonio Lampis, che ha maturato in prestigiosi studi di livello nazionale un’esperienza specifica in questo settore, e a forza di amare il giornalismo ha finito per voler bene anche ai giornalisti.
Secondo: prima del virus avevamo lanciato il microcredito per i giornalisti che hanno bisogno di un po’ di liquidità da investire nell’attività professionale. È un’idea che ha già dato risultati incoraggianti. Nelle scorse settimane però abbiamo messo a fuoco un progetto per potenziare il servizio, e anche molto. Abbiamo già pensato, studiato e predisposto tutto: appena avremo superato gli ultimi step tecnici saremo in grado di aiutare i colleghi più e meglio di prima.
Di altre cose importanti, a cominciare dai corsi professionalizzanti che avevamo programmato e che stiamo studiando come trasferire online, parleremo un’altra volta, ma comunque presto.
Per ora chiudiamo con due codici iban.
Il primo è IT57 B 01015 04801 000000013114 ed è il codice dell’Associazione della Stampa sarda. Serve a chi vuole versare la quota per rinnovare l’iscrizione (il taglio è già in vigore, quindi 60 euro per i prof e 55 per i pubblicisti. La causale è “Iscrizione”).
Il secondo è IT46 D 01015 04801 000070664570 ed è il codice del nostro Fondo di Solidarietà, creato per aiutare i colleghi che affrontano un’emergenza particolarmente grave. Chiunque ne abbia voglia e possibilità, può versare quel che crede indicando “Contributo” come causale.
Torneremo presto a parlare di vertenze e di formazione, di problemi e di speranze. Torneremo presto, soprattutto, a protestare contro chi vuole zittire noi e le nostre fonti e considera il giornalismo una seccatura. Mentre noi sappiamo che il giornalismo è libertà.
Se lo diremo tutti insieme, la nostra voce si sentirà di più.