AGENZIA DIRE, LE COLLEGHE E I COLLEGHI HANNO PROCLAMATO DUE GIORNI DI SCIOPERO PER IL 14 E 15 DICEMBRE

L’ Associazione della Stampa Sarda è vicina alle colleghe e ai colleghi dell’ Agenzia Dire, impegnati in una difficile vertenza che dura da due anni, con pesanti sacrifici da parte dei redattori e che ora fa registrare un verbale di mancato accordo tra le parti. L’ azienda si è dimostrata indisponibile a ritirare il licenziamento di 15 redattori, senza tenere in alcun conto soluzioni alternative al piano di ristrutturazione. Le colleghe e i colleghi hanno proclamato due giorni di sciopero per il 14 e 15 dicembre .

Di seguito, i comunicati dell’ assemblea dei colleghi e delle colleghe dell’ Agenzia Dire e della Fnsi.

AGENZIA DIRE

L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti dell’agenzia Dire proclama due giorni di sciopero a seguito della grave decisione dell’azienda di procedere nella sua decisione di licenziare 15 colleghe e colleghi. Nonostante quasi due anni di pesanti decurtazioni degli stipendi dovuti al ricorso agli ammortizzatori sociali, infatti, oggi si è arrivati alla firma di un verbale di mancato accordo fra azienda, associazioni di stampa e comitato di redazione in riferimento alla procedura di licenziamento collettivo avviata dalla proprietà a fine settembre e giudicata fin da subito irricevibile e immotivata dall’assemblea dei redattori e dalle associazioni di categoria.

Le giornaliste e i giornalisti della Dire ritengono incomprensibile la volontà dell’azienda di voler procedere con un piano di licenziamenti poco prima che si completi la riforma delle agenzie stampa messa in campo dal dipartimento dell’Editoria di Palazzo Chigi. Tale riforma, che comprenderà anche i bandi verticali che si svolgeranno nella prima parte del 2024, porterà nuove risorse pubbliche all’azienda che, invece di tutelare i posti di lavoro, sceglie di massimizzare i risparmi tagliando il numero dei giornalisti, prevedendo così il licenziamento di 15 colleghi, e contrastando lo spirito stesso della riforma. Un errore che rischia di condizionare il futuro dell’agenzia Dire che, da 35 anni, rappresenta una delle più importanti voci nel panorama dell’informazione primaria in Italia.

Durante la fase sindacale, ricordiamo, la società si è mostrata indisponibile al ritiro del piano di licenziamenti respingendo di fatto qualsiasi tentativo di trovare soluzioni di lungo respiro, a tutela dei lavoratori, che potessero allontanare il piano di ristrutturazione. Durante le due riunioni del tavolo ministeriale – tenutesi il 28 novembre e oggi 13 dicembre – il Comitato di redazione, la Fnsi e le associazioni di stampa, con senso di responsabilità, hanno tentato un dialogo su basi concrete e serie. E lo hanno fatto avanzando per primi una soluzione, vista l’assenza di scenari alternativi considerati dall’azienda. Alla possibile strada degli esodi volontari di un certo numero di giornalisti e di part time volontari, portata da CdR e sindacati, però, l’azienda ha risposto con scarso interesse, mettendo a disposizione incentivi assai esigui e irricevibili. Questo ha fatto tramontare sul nascere ogni realistica opportunità di accordo.

L’assemblea considera l’atteggiamento dell’azienda estremamente grave, specie se inquadrato nella lunga e persistente crisi dell’agenzia Dire iniziata a settembre 2021 con l’arresto dell’ex editore e l’avvio di una stagione, durata quasi due anni, di pesanti ammortizzatori sociali con la decurtazione di fatto di quasi il 30% degli stipendi, oltre a sacrifici sul piano operativo enormi per mantenere quantità e qualità dei notiziari.

Per tutti questi motivi l’assemblea dei redattori delibera uno sciopero di due giorni, nelle giornate di giovedì 14 e venerdì 15 dicembre.

 

FNSI

Agenzia Dire, 15 giornalisti resteranno senza lavoro: due giorni di sciopero. Fnsi: «Basta finanziamenti pubblici a chi licenzia» Nonostante quasi due anni di pesanti decurtazioni degli stipendi dovuti al ricorso agli ammortizzatori sociali, il 13 dicembre si è arrivati alla firma di un verbale di mancato accordo tra azienda, Associazioni di Stampa e Cdr. La nota dell’assemblea di redazione. La solidarietà del sindacato.

L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti dell’agenzia Dire proclama due giorni di sciopero, nelle giornate di giovedì 14 e venerdì 15 dicembre 2023, a seguito della «grave decisione dell’azienda» di procedere nella decisione di licenziare 15 colleghe e colleghi. «Nonostante quasi due anni di pesanti decurtazioni degli stipendi dovuti al ricorso agli ammortizzatori sociali – spiegano i lavoratori – oggi (mercoledì 13 dicembre 2023, ndr) si è arrivati alla firma di un verbale di mancato accordo fra azienda, associazioni di stampa e comitato di redazione in riferimento alla procedura di licenziamento collettivo avviata dalla proprietà a fine settembre e giudicata fin da subito irricevibile e immotivata dall’assemblea dei redattori e dalle associazioni di categoria».

Al fianco dei colleghi si schiera la Federazione nazionale della Stampa italiana. «Basta finanziamenti pubblici a chi licenzia», si legge in una nota in cui la Fnsi chiede al governo di azzerare i contributi pubblici agli editori che nonostante gli aiuti decidono di tagliare i giornalisti.

«Oggi – rileva il sindacato – si è conclusa con un mancato accordo al Ministero la procedura di licenziamenti collettivi avviata dall’editore della Dire, Stefano Valore, che lascerà senza lavoro 15 giornalisti nonostante le risorse che riceverà dal governo. All’agenzia, infatti, dal 2024 arriveranno oltre 2 milioni di euro l’anno per un triennio, grazie al decreto per i servizi d’informazione da parte della pubblica amministrazione. Un’importante iniezione di risorse che però non è servita a scongiurare questo attacco a tutta la nostra categoria. Insomma, da una parte ci sono milioni di euro dal governo, che gli imprenditori si mettono in tasca, e dall’altra si riduce l’occupazione senza se e senza ma».

Per la Fnsi «tutto questo è inaccettabile tanto più che il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, continua a battere cassa chiedendo più soldi per l’editoria anche in questi giorni. Gli editori – incalza il sindacato – pensino a investire e a creare occupazione con questi fondi invece di volersi sostenere solo grazie allo Stato. I soldi pubblici non possono essere dati a chi mette alla porta i dipendenti, lasciando famiglie nell’incertezza. Nella trattativa con la Dire sono stati solo i sindacati a proporre alternative ai licenziamenti mentre l’azienda, affiancata dalla Fieg, ha seguito caparbiamente la strada dei tagli e della riduzione del personale».

La Fnsi «è sempre disponibile a collaborare con gli editori per uscire dalla crisi che attanaglia il settore però solo in presenza di una controparte che sia costruttiva e che non abbia come unico obiettivo quello di ridimensionare le redazioni, colpire il lavoro e sostenersi coi soldi dei cittadini senza mai investire o proporre progetti innovativi. Domani e dopodomani i giornalisti della Dire saranno in sciopero: come sindacato li affiancheremo in ogni sede perché questi licenziamenti sono immotivati e illegittimi. Allo stesso tempo – conclude la Federazione della Stampa – invitiamo il governo a revocare ogni euro pubblico a chi licenzia. Da subito».